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IL PENSIERO CREATIVO

 
Quando si adotta un nuovo approccio per affrontare ciò che si sta facendo - e se questo nuovo approccio funziona - allora si sta usando il pensare creativo. Quel lampo d'ispirazione è tuttavia il momento finale di un processo che si svolge in stadi distinti.
 
  1. Il primo stadio è la preparazione, ovvero la fase in cui ci si immerge nella riflessione alla ricerca di qualunque informazione potenzialmente utile. E' lo stadio della racconta dei dati: l'obiettivo è quello di raccogliere una gamma il più possibile ampia di elementi, in modo che fattori insoliti e improbabili possano cominciare a combaciare. E' un momento in cui si lascia il più possibile aperta la mente, in cui si lascia l'immaginazione libera di vagare, cercando di adottare un modo di pensare positivo, recettivo, disponibile alla novità e libero da pregiudizi.


    Spesso tutto questo è molto più facile a dirsi che a farsi, e la peggior nemica in questa fase è l'abitudine. Gli psicologi chiamano fissità funzionale la trappola tesa dalla routine: il solito modo di pensare, spesso più comodo e in ogni caso più famigliare, comporta un irrigidimento del proprio atteggiamento mentale. Un altro ostacolo che si pone alla raccolta di nuove informazioni e allo stadio dell'immaginazione è l'autocensura, quel giudice interiore che costringe lo spirito creativo nei confini di ciò che riteniamo accettabile. E tale giudice generalmente si esprime in base alla stima che si ha di se stessi.

  2. Il secondo stadio è quello dell'incubazione, in cui vengono assimilate tutte le nuove informazioni raccolte. E' una fase di lavoro passivo, in cui gran parte di ciò che accade avviene al di fuori della coscienza. E' un "dormirci sopra".


    E' comune convinzione degli psicologi che l'inconscio sia estremamente più predisposto al pensiero creativo di quanto non lo sia la mente cosciente: nell'inconscio non esiste autocensura e le idee sono molto più libere di ricombinarsi, associarsi, condensarsi in modalità imprevedibili (le libere associazioni, appunto), in quella che è una sorta di promiscua fluidità. Inoltre, il patrimonio dell'inconscio comprende ogni sentimento più profondo e tutta quella ricca immaginazione, che costituisce l'intelligenza dei sensi. Quando ci fidiamo del nostro intuito, non stiamo facendo altro che appellarci alla saggezza del nostro inconscio.

  3. L'immersione nel problema e la capacità di fantasticare portano infine allo stadio dell'illuminazione -quando tutto ad un tratto, come dal nulla, emerge la soluzione geniale. E' il momento più desiderato, quello che attira su di sé la soddisfazione e il merito. Tuttavia, il solo pensare- anche se si tratta di un'idea rivoluzionaria - non è ancora propriamente una realtà.

  4. Trasformare l'illuminazione in atto creativo è il quarto e ultimo stadio: tradurre il frutto del proprio intuito in azione.
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